domenica 1 novembre 2009

Mostre. La prossima, in fine novembre, sul tema del poema epico Mahbharata

Scena dal "Mahbharata" (arte popolare indiana).
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"Nella sua grande compassione, quel grande saggio compose il Mahabharata per le donne e gli uomini, affinché essi potessero raggiungere lo scopo della vita".
Srimad Bhagavatam I.4.25
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In India si usava dire un tempo: "Tutto quello che si trova nel Mahabharata c’è anche altrove. Ma quello che non c’è, non si trova da nessuna parte". Come dire: il principio e il luogo di tutto lo scibile.
Noi europei abbiamo l’Iliade, l’Odissea, il Cid, la Gerusalemme Liberata, la Divina Commedia. In India il poema epico o comunque l’opera più grandiosa è senza dubbio il Mahabharata, che in quanto a numero di versi potrebbe valere ben più che la somma di tutti quei poemi. Anche se è vero che l’arte non si misura in quantità di strofe, questo dimostra almeno la grandiosità dell’opera. Ma sull’argomento diamo la parola a Jacopo Nuti, indologo, studioso di sanscrito e di letteratura indiana antica.
"Il Mahabharata riveste un ruolo centrale nella letteratura mondiale. Con le sue oltre centomila strofe, è il più esteso poema non soltanto dell'India, ma dell'umanità intera, pari a circa otto volte l’Iliade e l'Odissea riunite assieme.
Composta in epoca incerta e antichissima dal saggio Vyasadeva, l’opera si rivolge esplicitamente a tutti gli uomini e le donne di oggi, inseriti nel contesto storico di quello che viene tradizionalmente definito ‘tempo della contesa’ (kali yuga).
Nel corso della storia, l’opera ha ispirato il genio di celeberrimi poeti, letterati, artisti, senza mai smettere di "toccare" il cuore dei semplici o "colorare" il sogno dei bambini.
"Tutto quello che si trova nel Mahabharata c’è anche altrove", recita un antico detto indiano. "Ma quello che non c’è, non si trova da nessuna parte".
L’amore, l’odio; la gioia, il dolore; il coraggio, le viltà: le storie del Mahabharata raccontano tutti quei ‘sentimenti’ (rasa) che plasmano il carattere di uomini, esseri celesti, demòni, re, donne bellissime, guerrieri, traditori, eroi, proprio come in un teatro itinerante avente per scena la vita di tutti i giorni.
L’eterna lotta tra il bene e il male viene infine risolta nel sesto libro dell’opera: la conoscenza più confidenziale, emanata dalle labbra stesse del Signore, produce "il canto del Beato" (Bhagavad Gita) risvegliando l’amore da sempre anelato nel più profondo del nostro cuore.
Il Bibliothè, onorato dalla possibilità di ospitare una mostra dedicata al Mahabharata, ringrazia gli artisti dai quali essa verrà arricchita, e i partecipanti tutti che vorranno arricchirla con la loro presenza".
.m